Esplode un autobus a Tunisi Quindici morti, diciassette feriti

La notizia dell’esplosione di un autobus a Tunisi, è arrivata quando era ancora in corso la caccia all’uomo tra Francia e Belgio e un elicottero russo, andato in soccorso del jet abbattuto dalla Turchia, è stato a sua volta abbattuto in territorio siriano. Una manciata di secondi e la Tunisia ripiomba nel terrore, dopo le stragi jihadiste al Museo del Bardo e nel resort turistico di Sousse: una bomba ha distrutto un autobus che trasportava un gruppo di guardie presidenziali, provocando diverse vittime, almeno quindici, e diciassette feriti.
La forte esplosione si è verificata nelle ore di punta nella centralissima Avenue Mohamed V di Tunisi, vicino a quelal che fu la sede del partito dell’ex presidente Ben Ali. L’autobus è andato letteralmente in pezzi e, secondo fonti della sicurezza interna, la dinamica sarebbe compatibile con un’esplosione dall’interno del bus, probabilmente a causa di una bomba a bordo o di un kamikaze che ha azionato una cintura esplosiva.

Testimoni hanno riferito di un’esplosione che si è sentita per tutta la città mentre le misure di sicurezza straordinarie sono scattate praticamente all’istante. Per la città sono state infatti dispiegate centinaia di agenti tra polizia e militari. Sul posto sono arrivati il primo ministro Habib Essid ed il ministro degli Interni Najem Gharsalli, che ha parlato subito di «attacco terroristico». Il presidente Beji Caid Essebsi in serata è apparso alla tv dichiarando la proclamazione dello stato di emergenza per 30 giorni e il coprifuoco a partire dalle 21 alle 5 del mattino. «Siamo in guerra con il terrorismo, ci attrezzeremo», ha promesso Essebsi, che per oggi ha convocato una riunione del comitato sicurezza.
Per la Tunisia il 2015 è stato un "annus horribilis". A marzo un commando terrorista ha assaltato il museo nazionale del Bardo, nella capitale, uccidendo 24 persone, tra cui 21 turisti (4 italiani) e ferendone altre 45. A giugno, tre uomini armati sono sbarcati sulla spiaggia di un resort turistico a Sousse, massacrando 39 persone e ferendone altre 38. In entrambi i casi, è arrivata la rivendicazione dell’Isis. Lo Stato nordafricano, che prima del Bardo era considerato l’unica oasi di sicurezza nell’area, oggi è considerato il principale esportatore di jihadisti: almeno tremila tunisini sarebbero andati a combattere per l’Isis in Siria e Iraq.
E non a caso proprio ieri il ministro dell’Interno Alfano ha firmato il decreto di espulsione di un tunisino, residente in Brianza. «Con quella di oggi - afferma il ministro Alfano - sono sessanta le espulsioni eseguite dalla fine del mese di dicembre. Grazie al lavoro che abbiamo fatto e ai nostri sistemi di sicurezza e prevenzione, è stato possibile intercettare, in un ristrettissimo contesto, le sue parole intrise di sentimenti di odio nei confronti dell’Occidente e la sua disponibilità a realizzare un’azione di martirio e persino a uccidere la moglie italiana, dalla quale era separato, temendo che potesse fare convertire al Cristianesimo i figli minori a lei affidati. Noi garantiamo la libertà di culto e tuteliamo chi intende professarla, ma espelliamo chi non rispetta le leggi del Paese che lo ospita e in cui vive».
Una guerra soprattutto psicologica quella del terrorismo che, ancora ieri, ha colpito nuovamente anche l’Egitto. È infatti si sette morti il bilancio dell’esplosione di un’autobomba contro un hotel di al-Arish, nella Penisola del Sinai, dove alloggiavano i giudici incaricati di monitorare lo svolgimento della seconda fase delle elezioni parlamentari egiziane. Lo riferiscono i media ufficiali del paese, secondo i quali le vittime sono quattro poliziotti, due giudici e un civile. Nell’attacco, rivendicato dall’Isis, sono morti anche due attentatori suicidi.
E proprio alla luce di questi nuovi drammatici attentati, la compagnia aerea britannica EasyJet ha deciso di prorogare almeno fino al 6 gennaio 2016 la cancellazione di tutti i suoi voli da e per Sharm el-Sheikh.
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