Tassa sul
telefonino: i nuovi prezzi confermano che la paghiamo noi
Oltre 5 euro per uno smartphone, 9 per una
chiavetta e fino 20 per un hard disk. L’equo compenso, un sovrapprezzo su
svariati dispositivi tecnologici a favore della Siae, grava sul consumatore:
i nuovi prezzi dei dispositivi Apple e Samsung lo confermano. Firma
perchè venga bloccata.
Grava sui consumatori
la "tassa sul telefonino", prevista da un decreto del ministro
per i Beni e le Attività Culturali Franceschini. Si
tratta del sovrapprezzo su svariati dispositivi tecnologici (vedi
tabella qui sotto), destinato ad arricchire di fatto solo le casse della Siae.
Si tratta di una vera e propria tassa su smartphone e tablet che passano
entrambi a 4 euro, e che andrà ad appesantire la spesa dei consumatori italiani
per dispositivi e strumenti tecnologici per oltre 100 milioni di euro all'anno.
Forti delle molte firme raccolte alla nostra petizione, ricorreremo al Tar e chiediamo al Governo di fare marcia indietro. Sostienici
in questa battaglia e firma la nostra petizione.
Quanto ci costa: i primi effetti
La prima prova provata ci arriva direttamente dalla
Apple. Se si prova a fare un giro sul sito dell’azienda di Cupertino e ad
acquistare un iPhone, ci si trova dinanzi agli occhi i prezzi ritoccati
all'insù:
La differenza è minima, si tratta solo di pochi euro,
ma si notano tutti. L’iPhone 5s 16 GB è passato da 729 euro, quello da 32 GB da
839 a 843,76 e quello da 64 GB da 949 a 954,25. Non va meglio nemmeno con gli
altri prodotti, come iPad e MacBook Air, dunque si può ufficialmente dire che
Apple ha alzato i prezzi di molti dei suoi prodotti proprio in conseguenza
delle nuove tariffe dell’equo compenso. Infatti, sullo store online, andando
avanti con la procedura d’acquisto di un iMac, ad esempio, all’ultima pagina
compare la dicitura “Include tassa su copyright di € 4,00”. Anche Samsung, dal
canto suo, si sta preparando a un prossimo aumento dei prezzi dei prodotti. I
rincari riguarderanno diversi prodotti di fascia alta e bassa: smartphone e
hard disk, ma anche tablet e tv.
Ovviamente gli aumenti saranno generalizzati e noi di
Altroconsumo terremo sotto controllo costante anche i prezzi delle altre
marche, invitando i lettori a segnalarci anomalie e riscontri in questo senso.
Un discorso un po’ diverso va fatto però per altri brand, per i quali sussiste
una variabilità di prezzo, dovuta a offerte e promozioni, che può arrivare
anche al 100%. Dunque, in questi casi, la componente attribuibile all’aumento
dell’equo compenso potrebbe essere bilanciata da ribassi continui ed essere
meno visibile, ma comunque a carico del consumatore. Ciò significa che
l’ulteriore effetto collaterale di questa imposizione sarà quello di ridurre
anche le diminuzioni dei prezzi di cui, in sua assenza, i consumatori al
contrario beneficerebbero.
Ecco di quanto aumenteranno i
dispositivi
In questa tabella puoi vedere gli
aumenti che sono previsti sui principali dispositivi o supporti di
registrazione. Si tratta di aumenti che, nonostante il Ministero sostenga il
contrario, ricadranno inevitabilemente sul consumatore finale, esattamente come
è accaduto per i passati adeguamenti dell'equo compenso.
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Di cosa si tratta?
L’equo compenso non è altro che il risarcimento alla
Siae (Società italiana autori ed editori) per i mancati introiti derivanti
dalle copie private di canzoni, film e tutto ciò che rientra nella fascia di
prodotti coperti da diritto d’autore. Il motivo principale sta nelle migliaia
di copie private, in genere conservate nelle memorie di massa (hard disk,
chiavette, cd vergini…) che girano in tutti i dispositivi in grado di
immagazzinare dati. Da qui l’idea di tassare proprio questi
dispositivi mentre il nome “equo compenso” deriva dal fatto che si tratta
di soldi che la Siae dovrebbe ridistribuire ad autori ed editori, ma che in
realtà vanno soprattutto agli artisti più noti e importanti mentre gli altri
prendono poco o nulla.
Perché pagare due volte?
Il meccanismo dell’equo compenso è
sostanzialmente ingiusto: i consumatori che acquistano musica e film legalmente
da piattaforme online, pagano infatti già a monte i diritti d'autore per
poterne fruire (e fare copie) su un certo numero di supporti: non ha alcun
senso quindi far pagare una tassa anche su questi ultimi e di fatto costringere
l'utente a pagare due volte. Inoltre, il precedente ministro Bray, anche grazie
alle prime 10 mila firme della nostra petizione, aveva commissionato
un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le
copie private di opere musicali e cinematografiche fossero cresciute negli
ultimi tre anni tanto da legittimare addirittura un aumento di ben 5 volte
l’equo compenso, come ha preteso la Siae. Questa indagine, resa pubblica, ha
dimostrato che solo il 13% dei consumatori fa effettivamente copie private e di
questi solo 1 terzo usa smartphone e tablet per archiviarle, per cui, se
proprio deve essere aggiornato, l’equo compenso va sensibilmente ridotto.
fonte: http://www.altroconsumo.it/hi-tech/cellulari/news/equo-compenso-firma-la-petizione
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